Il marketing sui social è la mia spina nel fianco

18 novembre, 2021
Trovare il proprio modo di comunicare è un percorso lungo e lastricato di fallimenti

Da quando ho stravolto la mia vita lavorativa (puoi leggere QUI qualcosa in più su di me) ho seguito tanti, tantissimi corsi di marketing. Alcuni validi e ispiranti, altri decisamente evitabili, ma nel mucchio credo di avere capito (sulla carta) come dovrebbero essere strutturati i piani per promuovere il proprio brand e i propri prodotti.

Detto questo, ad un certo punto non posso fare a meno di scontrarmi con la realtà: "produco" immagini e, anche se ci sono altri modi per entrare in contatto con aziende che potrebbero essere interessate a lavorare con me, gli strumenti più immediati per arrivare a più persone possibile rimangono i social. Perché comunque nel marasma di persone ci sono editori, art director, dipendenti di agenzie di comunicazione o aziende che scoprono così il mio lavoro e capiscono che potrebbe essere giusto per il progetto che hanno in mente.

Ma io non posseggo proprio il tipo di comunicazione adatto per quel contesto (si può imparare? Per carità, tutto si impara, ma la scarsa attitudine si vede e ad un certo punto si rischia di scivolare nel grottesco), ormai non mi crea più nemmeno disagio, siamo proprio passati alla repulsione... ma che vi devo dire tutti i giorni, ancor meglio in video, che sia ispirante e utile, che faccia riflettere ma anche divertire? Che sia profondo ma sarcastico, che sia cinico ma anche accogliente? (E che comunque riesco a fare leggere a chi mi segue solo strutturando una campagna promozionale) La maggior parte dei miei dialoghi sono interiori, e onestamente non so per quanti possano risultare interessanti a meno di essere miei amici o persone che si trovano particolarmente in sintonia.

Ok, quindi che si fa?

Sgrano il rosario pregando che qualcuno casualmente finisca sul mio sito e si dica "Ecco, è proprio quello che cercavo!", ovvio. Oltre a questo, che vale sempre, ho pensato a cosa facevo prima, quando lavoravo in azienda, per "promuovere" me stessa, a cosa ha funzionato per me. È vero che l'ambiente è completamente diverso, ma tutto si può adattare se l'impulso parte da dentro. Comunque: ho sempre cercato di essere preparata (direttamente o sapendo chi/cosa cercare in caso contrario), professionale e libera, nel senso di non chiusa in schemi e ruoli.

E questo cerco di fare anche ora, al di là delle promozione "giusta". È un approccio che non ho ancora capito se porterà dei frutti ma sicuramente è quello che mi fa dormire serena sapendo che ho fatto del mio meglio.

(Chiaramente è una metafora, quale freelance si addormenta sereno?😉)