Il nostro stile, in ogni ambito della vita, è l'espressione di quello che siamo, di come pensiamo, di quello che reputiamo importante. È quello che ci contraddistingue, è il mezzo con cui la nostra interiorità comunica con l'esterno, a volte consciamente, a volte senza rendercene conto.

Quello che però sappiamo sempre è quando questo stile non ci appartiene più. È come un abito che inizia ad esserti stretto, ti dà fastidio, sempre di più, tanto che te lo vorresti strappare di dosso per liberarti... ma non puoi, perché sei in mezzo alla gente, perché insomma, ti piaceva tanto, provi a vedere se riesci a metterlo ancora. E ancora. E ancora. Che l'inerzia e l'abitudine sono pilastri di cemento armato.

Ma se il tuo stile è parte del tuo lavoro, e non ti ci rispecchi più, perché nel frattempo sei cambiato, sei cresciuto, o semplicemente il tempo e gli eventi hanno lasciato dei segni... arrivi ad un punto in cui il meccanismo si inceppa, non c'è pilastro di cemento che tenga.

E quando tutto crolla si è sicuramente disorientati, ma la sensazione di riuscire a ricostruire è intensa, e bellissima, e totalizzante. Ed è una ricerca profonda, su noi stessi e sulla nostra percezione del mondo, perché quello che creiamo non può essere disgiunto dal nostro pensiero, non può che essere una cosa sola.

Quindi ecco, sono immersa in questi pensieri. Momento sbagliato, forse, appena prima del Natale, ma credo sia necessario staccarsi un po' (per quanto possibile, o almeno per i progetti personali) dalle cose che faccio abitualmente per farli decantare e lasciare che ogni pezzo trovi il suo nuovo posto.

Per questo motivo quest'anno non realizzerò il mio calendario di ricette illustrate... ma per le ricette ho in serbo grandi progetti, si tratta solo di aspettare un pochino ;-)